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Peaky Blinders - Recensione



Birmingham, 1919. Lungo le vie del quartiere di Small Heath non si contano i cantieri a cielo aperto, ovunque si vedono uomini imbrattati di fuliggine che martellano, saldano, piegano e levigano. Chi di questi solleva il capo, accenna rispettosamente un saluto ad un uomo che si distingue per il passo fiero, per l'eleganza degli abiti e, all'occhio più attento, per la parte affilata di una lametta che sporge dal risvolto dal berretto, segno distintivo dei Peaky Blinders.

Reduce decorato della Grande Guerra, Thomas Shelby è a capo di questa banda locale che incassa denaro da varie attività illegali, le scommesse clandestine soprattutto. Ma Tommy è ora intenzionato ad estendere il raggio d'azione dei Peaky Blinders, e per questo è pronto ad inimicarsi le altre gang di Birmingham e non solo, e a scendere a patti con le autorità di cui è antagonista. Il suo sogno professato è quello di espandere e poi convertire in lecite tutte le attività della famiglia Shelby, e, se non proprio tutte, almeno la maggior parte, ma più inseguirà questo obiettivo, più ad affermarsi sarà la sua posizione di gangster.

Mentre tante serie partono col botto per poi appiattirsi, Peaky Blinders, produzione britannica di notevole caratura, al contrario parte senza infamia per arrivare alla gloria gradualmente, avanzando senza spintonare. La scenografia, bellissima e in molti frangenti surreale, apporta un notevole contributo all'elevatissima qualità di questa proposta, tra le altre cose impreziosita da una meravigliosa colonna sonora, sempre azzeccata in ogni circostanza e capace di dare un tocco di modernità al contesto della narrazione.

Elevandosi sul gruppo di ottimi personaggi interpretati splendidamente, il protagonista Thomas Shelby, che vede come attore un magistrale Cillian Murphy, mi ha affascinato al punto da minacciare il primato di Dexter nella lista dei miei personaggi televisivi più amati, incarnando alla perfezione la figura del gangster bello e maledetto, orgoglioso ed imperturbabile di fronte a tutti, inquieto e logorato dalle fragilità nella solitudine del suo studio o del suo letto.

Tra le serie TV che ruotano attorno al mondo della criminalità che preferisco in assoluto, Peaky Blinders è una di quelle con la più accentuata componente drammatica, il ché, se da una parte le conferisce maggiore spessore, dall'altra, inevitabilmente, in alcuni momenti ne appesantisce un po’ la narrazione, che ammetto anche di avere trovato un po’ complessa in certi passaggi che forse potevano essere costruiti con meno sottintesi, ed in queste personali considerazioni trovo l'unico motivo per non assegnare la lode ad una produzione che ad ogni modo colloco con sicurezza nel rango dell'eccellenza.

Voto: 10/10

N.d.R.: Immagine di copertina generata tramite l'intelligenza artificiale





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