Suburra è, tra le serie TV italiane presenti nel catalogo di Netflix che ho seguito, quella che mi è piaciuta di più, almeno fino al momento in cui questa breve recensione è stata redatta, anche se riconosco di non averne viste tante, di serie italiane, vuoi per preconcetto sulla qualità delle proposte, vuoi perché anche nelle serie migliori il più delle volte non si capisce un accidente di quanto viene detto nei dialoghi.
Liberamente tratta dall'omonimo film, Suburra racconta un’interessante storia incentrata sulle lotte ed i legami tra clan criminali, zingari, politici ed alte sfere del clero, tutti accomunati dall'obiettivo di accaparrarsi la fetta più grande di quella succulenta torta fatta dai tanti soldi che girano nella capitale.
A fare da base all'avvio della trama sono le mire del boss soprannominato Samurai su alcuni terreni di Ostia, di proprietà in parte del Vaticano ed in parte della famiglia Adami, che intende acquisire sfruttando nel primo caso la corruzione di un cardinale, nel secondo la maggiore autorità esercitata nel mondo della criminalità. Tutt'altro che estranei a questo mondo, difatti, gli Adami gestiscono, tra le altre attività illecite, le piazze di spaccio di Ostia, contese con il clan degli Anacleti, di etnia sinti.
Proprio le ambizioni di Samurai tessono la trama che intreccia i destini dei cinque principali protagonisti: Aureliano, rampollo della famiglia Adami, che sui terreni di Ostia ha sogni ben diversi da quelli del boss; Alberto detto Spadino, appartenente alla famiglia degli Anacleti e con questa in aperto contrasto; Gabriele, giovane figlio di un poliziotto che paga a caro prezzo la bravata di spacciare droga in locali del territorio di Samurai; Sara, revisore dei conti del Vaticano, determinata a mettere lo zampino sui terreni di Ostia perché possano andare a vantaggio della società edile del marito; e Amedeo, consigliere comunale che si trova a subire le pressioni di Samurai per fare approvare l'accorpamento dei terreni di Ostia in un unico lotto.
Il modo in cui le vite di questi vengono interconnesse è davvero ben costruito, e la stessa caratterizzazione dei personaggi merita di essere inclusa tra i punti forti di questo prodotto, dove includo l'ambientazione: se da una parte la serie descrive, forse estremizzando, forse nemmeno così tanto, il marcio che infetta Roma, dall'altra riesce a celebrare il fascino della Città Eterna. Quanto alla trama, tra improbabili alleanze, prevedibili tradimenti, spedizioni punitive e violente sparatorie, questa scorre veloce e senza mai cadere nei momenti riempitivi.
Se proprio devo cercare dei difetti, ne trovo uno nella fase di chiusura, che mi è sembrata non perfettamente costruita, come se a fatica si fosse riusciti a chiudere il cerchio, e con ciò giustifico l'ottimo non pienamente raggiunto; tuttavia, Suburra resta una di quelle serie che non mi basta vedere solo una volta, e forse nemmeno due!
Voto: 9-/10
N.d.R.: Immagine di copertina generata tramite l'intelligenza artificiale
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