Lo dico subito, e mi tolgo il pensiero: se Vikings fosse limitata alle sole prime due stagioni, sarebbe una serie TV da 10. Ma di stagioni ne ha 6, e se già la terza a la quarta, pur restando su altissimi livelli, mi sono sembrate non riuscire ad eguagliare il pathos delle precedenti, le ultime due mi hanno portato a percepire un senso di forzata ricerca, dagli esiti non ottimali, di dare un seguito ad una saga di tale successo da giustificare in effetti l'averci provato.
Tra violente razzie, impetuose battaglie e sanguinose lotte interne per il potere, la trama di Vikings è costruita intorno alla figura di Ragnar Lothbrok, di cui parlano le leggende norrene e sulla cui effettiva esistenza le poche fonti storiche sono contrastanti. Quel che è certo è che gli autori hanno romanzato i racconti esistenti su questo personaggio facendone il perno centrale della narrazione delle vicende del popolo vichingo nella fase storica della loro espansione in Europa.
Ragnar è un misero fattore che si unisce, come quasi tutti gli altri uomini di Kattegat, ai saccheggi verso est autorizzati dal conte Haraldson; ma è un giovane ambizioso, sogna di razziare le inesplorate terre che si trovano ad occidente, e non teme di sfidare gli ordini del conte raccogliendo intorno a sé alcuni guerrieri che condividono i medesimi desideri di nuove conquiste. Ragnar ed il suo gruppo affrontano l'ignoto navigando fino a raggiungere le coste dell'Inghilterra, dove saccheggiano un monastero massacrando i monaci che vi si trovano, ma né il successo di questa incursione, né il far dono ad Haraldson di buona parte del bottino, sono sufficienti a placare il risentimento di questi verso Ragnar, nel quale il conte non tarda ad intravedere una minaccia per la sua autorità. E sarà proprio la posizione del conte Haraldson il primo ostacolo che Ragnar dovrà superare per diventare l'uomo il cui nome è stato sulla bocca di ogni vichingo.
La trama di Vikings è travolgente, ed ogni episodio può chiudersi lasciando lo spettatore con una buona dose di adrenalina in corpo, tale da consigliare la visione tenendosi a distanza da asce e corpi contundenti vari. Ma il vero fascino di questa serie ha a che fare con l'attenzione prestata alla caratterizzazione, tra presunta realtà e plateale leggenda, del contesto vichingo: dal culto di divinità crudeli e vendicative alla ricerca quasi spasmodica della morte in battaglia, dal compimento di selvaggi rituali propiziatori alla celebrazione della sessualità nella sua forma più animalesca, sono molti gli aspetti socio-culturali del popolo norreno cui la serie dedica ampio spazio, arricchendoli con un alone di misticismo e soprannaturalità. E pur essendo chiara la decisione compiuta dagli autori di raccontare il mondo vichingo seguendo più la leggenda che la storia, proprio questa scelta rende Vikings una serie straordinariamente ammaliante.
Di contro, proprio perché lungo l'avanzare delle stagioni mi è parsa venire meno questa capacità di inserire una trama di notevole intensità in un contesto tanto intrigante, ho scritto che la seconda metà della serie non trova lo stesso giudizio che posso dare alla prima: non che l'aspetto contestuale venga meno, semplicemente il connubio non è altrettanto riuscito. Ma, come ho detto, c’erano tutti i presupposti, sia narrativi che commerciali, perché la saga proseguisse anche dopo aver raggiunto il suo apice, e pur col rammarico di non aver provato le medesime emozioni vissute nella prima parte della visione, ho comunque gustato fino alla fine ogni singolo episodio di questa serie, che colloco senza riserve nella mia personale top ten.
Voto: 9/10
N.d.R.: Immagine di copertina generata tramite l'intelligenza artificiale
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