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Zero Day - Recensione


Miserie di sei episodi di cui tuttavia si vocifera un sequel, Zero Day è un thriller politico che vede protagonista il sempre ottimo Robert De Niro nei panni dell'ex presidente degli Stati Uniti, George Mullen, chiamato a prestare nuovamente i suoi servigi alla nazione quando questa subisce un attacco cibernetico che manda in tilt tutte le principali infrastrutture.

Mullen, con una mossa della presidente in carica dettata dalla necessità di placare il malcontento generale facendo leva sul favore dell’opinione pubblica verso l’ex presidente, viene incaricato di guidare una commissione investigativa con poteri straordinari, tra i quali quello di arrestare eventuali persone sospettate di essere coinvolte nell'attacco senza alcun mandato e prescindendo da prove solide.

Il lavoro di Mullen, tuttavia, si trasforma presto in un percorso in salita, perché se da una parte nascono critiche accese quando la commissione inizia ad esercitare prepotentemente il suo mandato, dall'altra l’ex presidente sembra manifestare inspiegabili vuoti di memoria e momenti di forte confusione, che mettono in dubbio, anzitutto per lo spettatore, la sua idoneità a gestire i compiti e soprattutto i notevoli poteri che gli sono affidati.

Ho trovato questa miniserie costruita sufficientemente bene e abbastanza godibile grazie ad un ritmo narrativo veloce, ma a onor del vero non è la prima proposta che consiglierei tra le novità del 2025 di Netflix, e nemmeno la seconda. Alcuni passaggi o aspetti della storia li ho trovati un po' banali, e nel complesso la trama non è nemmeno particolarmente avvincente né mi ha suscitato quella suspense che da un thriller ci si dovrebbe aspettare.

Bocciata no di certo, ma resta una produzione che non offre uno spettacolo per gli occhi né presenta contenuti stimolanti per la mente, e che perciò, per quanto mi riguarda, si perde tanto facilmente quanto velocemente tra le tante altre.

Voto: 6,5/10

N.d.R.: Immagine di copertina generata tramite l'intelligenza artificiale

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